“Il pozzo senza fondo non era altro che un’illusione, un’ombra creata per celare la verità. La realtà aveva un fondo, un limite tangibile, ma le leggende avevano ingannato tutti.”
Gilbert Keith Chesterton, L’uomo che sapeva troppo
Nell’era digitale in cui viviamo, il fenomeno dello scrolling infinito sui social media può essere paragonato alla leggenda descritta da Chesterton nel suo racconto “Il pozzo senza fondo”. Come la superstizione del pozzo, lo scrolling infinito crea un’illusione di profondità e inesauribilità, distraendo le persone dalla realtà e manipolando le loro percezioni. Esploriamo nel dettaglio questa similitudine, approfondendo le teorie dietro l’infinite scrolling e analizzando le problematiche che emergono da questo fenomeno.
Definizione del fenomeno
L’infinite scrolling è una tecnica di design utilizzata nei siti web e nelle applicazioni mobili che permette di scorrere continuamente il contenuto senza dover cliccare su pagine successive. Questa invenzione è nata dal desiderio di migliorare l’esperienza di navigazione e aumentare il coinvolgimento. Tuttavia, può portare a una percezione di contenuto “senza fine”, poiché non c’è un chiaro limite visibile alla quantità di informazioni disponibili. Questo aspetto è spesso paragonato a un “pozzo senza fondo”, suggerendo un flusso continuo e inesauribile di contenuti che può essere coinvolgente ma anche potenzialmente distrattivo.
Sebbene la sua invenzione non sia attribuita a una singola persona, Aza Raskin è spesso riconosciuto per aver dato una forma compiuta a questa tecnica. Raskin, un designer e co-fondatore della società di software Humanized, ha introdotto il concetto di infinite scrolling mentre lavorava presso Mozilla Labs nel 2006.
L’introduzione dello scrolling infinito è stata piuttosto graduale. All’inizio degli anni 2000, i siti web utilizzavano principalmente il paginamento tradizionale, dove per caricare nuove pagine bisognava cliccare su un link. Con l’aumento della velocità di Internet e l’adozione di tecnologie AJAX, è diventato possibile caricare contenuti dinamicamente senza ricaricare l’intera pagina. Questo ha reso più facile implementare lo scorrimento infinito.
L’idea di Aza Raskin ha trovato rapidamente applicazione nei design web moderni, rendendo la navigazione più fluida e continua. In particolar modo, lo scrolling infinito è diventato popolare con l’ascesa dei social media e dei siti di notizie, dove si verifica un flusso continuo di contenuti generati dalle persone che ne usufruiscono. Facebook e Twitter sono stati tra i primi ad adottare questa tecnica per permetterci di scorrere continuamente i post senza dover cliccare su un pulsante per caricare nuove pagine.
La transizione verso lo scrolling infinito è stata per lo più positiva dal nostro punto di vista, poiché ha reso più facile accedere a grandi quantità di contenuti senza interruzioni.
Tuttavia, non è stata priva di critiche. Anche il suo diretto fondatore Aza Raskin si dice pentito di questa scoperta dichiarando che: “Inizialmente – dice Aza – credevo che creare qualcosa di facile utilizzo volesse automaticamente dire fare qualcosa di buono per l’umanità, ma ho scoperto che è più complicato di così. La tecnologia non può essere neutrale. Il punto è: continuiamo a ignorare le responsabilità solo per alimentare i business model o troviamo il coraggio per dire che alcune cose sono giuste a altre sono sbagliate?”.
Impatto Psicologico e Sociale dello scrolling infinito
Questa tecnica ha un impatto significativo sul nostro comportamento. È progettata per mantenerci incollati agli schermi, sfruttando meccanismi di gratificazione immediata simili a quelli utilizzati nei giochi d’azzardo. Questo può portarci a sviluppare una dipendenza digitale dovuta principalmente dal sovraccarico di informazioni che ci vengono fornite.
La continua esposizione a un flusso infinito di contenuti può causare sovraccarico cognitivo, riducendo la capacità di processare e valutare criticamente le informazioni. Inoltre, la modalità di fruizione rapida e superficiale dei contenuti riduce la nostra capacità di concentrazione e di approfondimento.
Nel racconto di Chesterton, la leggenda del pozzo senza fondo distoglie l’attenzione dalla verità dell’omicidio, manipolando le percezioni della comunità. Allo stesso modo, lo scrolling infinito distoglie l’attenzione degli utenti dalla realtà oggettiva.
L’esposizione continua a notizie frammentarie, opinioni personali e contenuti virali può creare una visione distorta del mondo. Gli algoritmi dei social media manipolano le nostre percezioni, mostrandoci contenuti che aumentano l’engagement ma che possono distorcere la percezione che abbiamo della realtà, rafforzando pregiudizi e creando “bolle informative”.
La leggenda nasconde una verità più complessa che Fisher riesce a svelare. Allo stesso modo, lo scrolling infinito incoraggia una fruizione superficiale dei contenuti, impedendo una comprensione profonda e critica delle informazioni. Possiamo rimanere intrappolati in un ciclo di consumi rapidi senza mai raggiungere una comprensione completa.
La leggenda del pozzo senza fondo nel racconto di Chesterton e il fenomeno dello scrolling infinito sui social media condividono una caratteristica fondamentale: entrambe creano illusioni che distolgono dalla realtà. Mentre il pozzo senza fondo è una metafora per le false credenze che possono oscurare la verità, lo scrolling infinito rappresenta una trappola digitale che può allontanarci dalla comprensione critica del mondo che ci circonda.
Come Horne Fisher, dobbiamo sviluppare un’acuta capacità di discernimento e una conoscenza più profonda delle dinamiche sociali e delle motivazioni nascoste. Solo così possiamo smascherare le illusioni e le manipolazioni che ci circondano, sia nei miti antichi che nelle moderne tecnologie di informazione. La chiave è andare oltre la superficie, cercare il fondo del “pozzo” e riconoscere le realtà oggettive nascoste dietro le apparenze ingannevoli.
Ci piacerebbe concludere questa riflessione con una domanda: il fondo del pozzo è veramente raggiungibile? o dopo tutto questo tempo bisognerebbe solo imparare a conviverci?
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